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EVENTI E CULTURA

Intervista ad Alberto La Rocca

Redazione Sora24
Redazione

Lei ha recentemente dichiarato: “Bisogna lavorare coesi per il futuro… e i due sindaci Tersigni non lo stanno facendo”. Cosa intende?

«Se è vero che in tutte le attività la programmazione e la buona organizzazione sono alla base di ogni buona probabilità di successo, in politica dovrebbero essere requisiti fondamentali!»

Lei continua a fare riferimenti a concetti derivati dall’esperienza privatistica,  ma in politica e, ancor di più, alla gestione della cosa pubblica, sembra non siano applicabili.

«Non sono d’accordo. Ci sono due requisiti importanti che bisognerebbe avere: competenza e libertà di pensiero. Nella gestione della cosa pubblica capita che ti ritrovi ad occuparti,  per esempio, della manutenzione delle strade e non ne capisci nulla, ti ritrovi ad essere assessore di una materia di cui non ti sei mai occupato in vita tua, ed è facile immaginare quanti errori si possano commettere. Peggio ancora se non si può essere liberi, ma si è costretti ad agire in funzione di accordi spartitori o di cambiali elettorali ancora da saldare, per non pensare poi a quelle future ancora da firmare, per successive ambizioni politiche da soddisfare. Questo, ad esempio, è lo scenario che attualmente domina l’amministrazione comunale di Sora. Pubblico o privato non importa: importa solo la competenza, oppure, nel nostro caso, la sua totale mancanza!»

Qual è, dunque, il suo giudizio sull’amministrazione Tersigni?

«Non ci giro intorno: il giudizio è fortemente negativo. Non ho mai appoggiato questo schieramento di governo ma, onestamente, pensavo che qualcosa in più avrebbero potuto combinare. Invece, i deludenti risultati sono sotto gli occhi di tutti. Chi sceglie di dare il proprio contributo dedicando tempo e fatica alla politica, dovrebbe necessariamente lavorare per il bene comune e ciò significa mettere tutta la propria esperienza e la assoluta dedizione del proprio impegno per il miglior risultato possibile. Tutto questo, mi sembra chiaro, a mio giudizio non è mai avvenuto.»

Perché la sua analisi sembra essere così dura?

«Non si tratta di essere duri o morbidi. Una buona amministrazione, e io ne ho incontrate veramente tante nel corso dei miei anni di lavoro, si caratterizza su due cose fondamentali. La prima è la gestione dell’ordinaria amministrazione, fatta di manutenzione del patrimonio esistente, di rapporti cordiali e costruttivi con il personale, che pure è un patrimonio di competenze e di esperienze, dell’esercizio del dovere di controllo delle varie attività comunali e tutto ciò che ne consegue. Ma la cosa più importante e’ la programmazione, la messa a fuoco di obiettivi su cui lavorare alacremente, anche raggiungibili in più annualità, che possano a loro volta portare risultati importanti in termini di sviluppo e di crescita. E’ da quasi 15 anni che di tutto questo, a Sora, si è visto poco o niente.»

Qual è a suo parere la cosa più importante su cui dedicare maggior attenzione per il futuro della nostra terra?

«Il nemico atavico, che è anche il nostro grandissimo limite, è la divisione. Dobbiamo necessariamente rimboccarci le maniche per coniugare le nostre forze, mettendo da parte aspettative personali e ambizioni varie, e remare tutti verso l’obiettivo più importante e cioè quello di riconquistare la nostra rappresentatività sui tavoli regionali e nazionali. In questi ultimi tempi, basti semplicemente ricordare le elezioni regionali del 2013, è successo esattamente l’opposto, con il risultato di un territorio mortificato nelle sue aspirazioni legittime. Solo così potremo tornare a contare e reclamare le nostre quote di risorse,  tese sia allo sviluppo di nuovi progetti che alla salvaguardia dell’esistente. Ciò che sta accadendo al nostro ospedale, costantemente sotto attacco, ne è l’esempio lampante. E voglio fare riferimento anche al rischio che corriamo di perdere definitivamente la sede universitaria. In simili casi la responsabilità sta tutta nella attuale amministrazione e in particolare nei due sindaci Tersigni, totalmente incapaci a promuovere una minima progettualità politica, e sordi a tutte le denunce e alle tante offerte di aiuto e di collaborazione nel supremo interesse del futuro di Sora.»

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