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CRONACA

La Sora Rosa e l’articolo 18 (di Sacha Sirolli)

Redazione Sora24
Redazione

“Sora Rosa” è un brano di Antonello Venditti tratto dalla colonna sonora del film “La banda del Gobbo” del 1977, regia di Umberto Lenzi , con Tomas Milian in una indimenticabile e strepitosa performance. Stamattina a Sora, dopo aver comprato all’edicola di San Domenico un cd di Venditti (Centocittà),  l’ho riascoltata allo stereo in camera mia ed ho pensato: “Il testo di questa canzone è attuale”. Quando dice: “Me ne vojo annà da sto paese marcio, Che cià li bbuchi ar posto der cervello, che vò magnà sull’ossa de chi soffre, che pensa solo ar posto che po’ perde”.

Ecco, voglio dire, dal 1977 al 2012 non è cambiato nulla. Chi ha il potere protegge lobby, manager, potenti e parenti. E fa pagare il conto a noi, al popolo, la massa. A un poro disgraziato/a che lavora in fabbrica sotto padrone. Dove pure si muore. O che fa l’agricoltore o il piccolo imprenditore. Guadagniamo solo mille euro al mese, ma siamo tanti. Perciò siamo un costo. Da dimensionare, da tagliare. Siamo troppi per mandarci in pensione prima dei 67 anni. Troppi per avere un posto sicuro a tempo indeterminato.

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“Che noia” direbbe il premier Monti. Eppoi “è l’Europa che ce le chiede le riforme sulle pensioni e sul lavoro”, sottolinea il senatore a vita (36 mila euro al mese o giù di lì) vicino alle banche che deve annoiarsi tantissimo visto che di incarichi a tempo indeterminato ne ha più di uno…Come molti compagni di squadra nel suo governo in università ed altri posti d’oro alla faccia di 230mila insegnanti precari che da anni, decenni, stanno invecchiando in attesa dell’agognata stabilizzazione. Anche in questo caso è l’Europa che ce lo chiede? Non penso. Come penso che se dobbiamo fare sacrifici per salvare l’Italia messa in ginocchio da una classe dirigente tra le più pagate del mondo, li dobbiamo fare tutti. Ricchi e peones. Nani e ballerine sino all’altro giorno ci assicuravano sui media che  “va tutto bene”, salvo poi risvegliarci sull’orlo del baratro del default con le fabbriche che chiudono, gli imprenditori strozzati dai debiti che si suicidano, lo spread alle stelle e la benzina a quasi due euro. Come e peggio della Grecia dove gli stipendi medi dei lavoratori sono più alti di quelli italiani.

Il punto è che l’Europa, che – sottolineo – dopo tre anni di lavoro continuativo un lavoratore l’assume (prendendosi il rischio di farlo annoiare), gradirebbe molto risolvere quei problemi che dissuadono società internazionali e i grandi investitori stranieri ad investire nel nostro paese: burocrazia, corruzione, mafia.  Per curare tre cancri che ci assillano dal giorno dopo l’Unità d’Italia (1860), serve un governo serio, “svedese”. Uso questo termine perchè paghiamo più o meno le stesse tasse degli scandinavi, seguiti dal loro Stato dalla culla alla bara. Noi invece ci ritroviamo servizi scadenti in tutte le circostanze quotidiane, a iniziare dalla sanità pubblica che ci fa aspettare giorni parcheggiati in un pronto soccorso in attesa di un posto letto. O anni per una mammografia. Alzi la mano chi in fila alle poste non ha mai esclamato: “Qui in Italia non funziona nulla”. Verissimo. E ora c’è una crisi che fa paura. Oggi all’una scendo sotto la cartolibreria giù casa mia. La signora al bancone mi dice: “Questa settimana non ho venduto nulla, era meglio che stavo chiusa così risparmiavo la corrente. Ho lavorato solo con i fax, per mandare alle società di acqua, luce e gas le bollette scadute della gente”.  Allora perchè in Italia un manager viene pagato centinaia di milioni d’euro l’anno per dirigere aziende pubbliche e/o private quando un’operaia tessile che si fa il mazzo in fabbrica o un poliziotto che rischia la vita in strada, guadagna 15-20mila euro l’anno? Troppa differenza ragazzi. Perchè in Olanda un parlamentare guadagna 4.200 euro al mese mentre in Italia un consigliere regionale di una regione a caso (mettiamo la Lombardia che di consiglieri indagati ne ha 10) guadagna 12mila euro al mese, quasi quanto un operaio della Burgo di Sora in un anno? Perchè siamo nel Bel Paese.

Ecco a proposito, in tv ora vedo che il Tg 5 titola : “Monti nessuna modifica all’articolo 18”, avanti così. E state tranquilli perchè la riforma sul lavoro si farà così come è stato fatto sulle pensioni. Dopo l’età pensionabile allungata, arriveranno anche i licenziamenti facili. “L’ultima parola” è un’interessante trasmissione di Rai 2 condotta da dio dal bravo Gianluigi Paragone. Quest’ultimo nella puntata del 23 marzo ha dato voce a una trentina di ormai ex lavoratrici della Vodafone le quali, dopo esser state messe alla porta dalla multinazionale, si sono rivolte al giudice per opporsi al licenziamento in una sorta di articolo 18 antelitteram. “La legge ci ha dato ragione, ma la Vodafone non ci ha ripreso”, ha detto amareggiata la portavoce delle trenta lavoratrici che hanno portato in tribunale il colosso della telefonia fissa e mobile che tanto ha investito in Italia in simpatici e popolari spot pubblicitari con Totti e Ilary Blasi. Morale della favola, dopo le battaglie e spese legali, per ora sono a spasso. Allora mi convinco sempre di più che ha ragione la Fiom che in collegamento da Torino durante la trasmissione “L’ultima parola” si oppone all’articolo 18. Perchè a pagare il conto saranno i lavoratori più deboli. Quelli che in fabbrica pretendono di far valere i propri diritti, anche e forse soprattutto di essere pagati regolarmente, cosa che spesso ti rende antipatico al caporeparto, scomodo al capoccia di turno. Per loro, come per i poveri di Alessandro Manzoni nei Promessi sposi, ci sarà sempre giustizia. Per i raccomandati, i figli di papà, quelli che ai colloqui si presentano sponsorizzati da nani, ballerine, generali e direttori, non cambierà nulla. Altro che produttività. Saranno sempre intoccabili, sia nelle aziende che negli uffici. Perchè li manda Picone, perchè è così che funziona. Come nell’azzeccata parodia del precario sfigato e vessato dal diabolico capo ufficio dello show cult “I Soliti Idioti” , ideato dai comici Biggio e Mandelli

Ecco perchè a mio giudizio l’articolo 18 non è la priorità in un paese dove l’evasione fiscale non si combatte, dove esistono ancora le province, gli enti inutili, le comunità montane, le auto blu, le regioni inzeppate di dirigenti, segretari e segretarie particolari, service, uffici, impiegati, autisti, barbieri, uscieri e chi più ne ha più ne metta, tutti pagati con le tasse, tutti annoiati. Signor Monti ma i tagli alla politica plutocratica italiana quelli quando li facciamo? E la patrimoniale? Perchè le manovre salvaItalia le pagano sempre gli stessi, la classe media, il popolo dei precari che si sveglia la mattina alle cinque per andare a lavoro con i mezzi pubblici che non funzionano? Perchè l’Imu lo pagano i pensionati che hanno gli scatti bloccati e pensioni da fame e non la chiesa? Perchè mia moglie o mia figlia, in quanto donne, per fare carriera dovono per forza essere figli di o mogli di o amanti di? Tutto questo non ce lo chiede l’Europa. L’Europa è solo una scusa del governo forte con i deboli e debole con i forti. In Italia un giovane su tre non lavora. Allungando l’età pensionabile e rendendo i licenziamenti facili (articolo 18) sarà sempre più dura per le famiglie medie italiane mettere da mangiare in tavola per i propri figli disoccupati. Ancora più dura sarà per gli attuali politici farsi (ri) votare nel 2013. Il mio barista di fiducia sul ponte di Carnello stasera, dopo Milan-Roma, mi ha sussurrato. “A Sà io a votare non ci vado più”. Così come per le banche care a Monti avere correntisti o per la Fiat vendere macchine in Italia. Ma questo conto Monti e Marchionne se lo son fatto? Forse si. E hanno già un piano B, uno di quelli segretissimi, magari fatto in Svizzera, Canada o America, da non rivelare a nessuno, per evitare di diffondere il panico tra la gente, la massa, il popolo italiano. Intanto a Sora il padre di famiglia trentenne che lavora alla Cartiera Burgo la mattina alle 6 al bar, mentre mangia una pasta, dopo aver smontato dal turno notturno, guarda la tv: osserva la rassegna stampa e dice ad alta voce preoccupato: “Se passa l’articolo 18 chi si mette contro il capo è fregato, chi comanda la fabbrica diventerà un padreterno. E se mi licenziano dove vado. Qui siamo in Italia, mica in America dove trovi e cambi subito lavoro, chi li campa mia moglie e i figli?”. Io umanamente mi sento vicino ai pensieri d’un figlio che dopo tanto studio e specializzazioni non trova impiego o che tra contratti co.co.co e lavoro in nero non arriva a fine mese. Capisco la preoccupazione dell’operaio della Burgo, che pagherà l’Imu e va al lavoro per lo stipendio, per mantenere una famiglia. Tuttavia dubito fortemente che chi è nella stanza dei bottoni ed ha decine di incarichi annui e guadagna in un mese, a volte in una settimana o in un giorno quello che un semplice lavoratore prende in un anno di lavoro, possa comprendere i problemi del popolo che non si annoia, si angoscia per sbarcare il lunario. Troppa sperequazione. Perciò do ragione a Tomas Milian quando, nei panni del Gobbo, dice per bocca del bandito proletario: “Ci sono le parole di una canzone, di un compositore che nun se batte, Antonello Venditti. La canzone si chiama la Sora Rosa. Nell’ultima parte dice: ce na sola cosa vera per chi spera, che forse un giorno chi magna troppo adesso possa sputà le ossa che so sante”. E perciò “Me ne vojo annà da sto paese marcio, Che cià li bbuchi ar posto der cervello, che vò magnà sull’ossa de chi soffre, che pensa solo ar posto che po’ perde”.

Il direttore responsabile di Sora24 – Sacha Sirolli

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