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POLITICA

Roberto Iacovissi: «Otto Marzo a Sora…»

Redazione Sora24
Redazione

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota a firma di Roberto Iacovissi.

«Non inizio da una ragazza assalita da un extra-comunitario a Sora, alla quale va tutta la mia solidarietà e un augurio di pronta guarigione ma anche il superamento per uno shoc terribile subito, inizio invece da cosa scrisse il nostro assessore, Maria Paola D’Orazio, alle pari opportunità quando il Sindaco Tersigni presentò il progetto Sprar per 25 richiedenti asilo e rifugiati (ce ne saranno altri 25 dopo) per un totale di euro 931.510,42 + ulteriori 341.635 euro per 3 anni:

“Per ciascun ospite verranno forniti i servizi di accoglienza, quindi, vitto e beni di prima necessità, pocket-money, orientamento ed accompagnamento per l’accesso ai servizi socio-sanitari e del territorio, corsi di alfabetizzazione di lingua italiana, supporto all’inserimento in percorsi educativi e di istruzione, disbrigo di pratiche amministrative e legali, servizi di mediazione – interpretariato”.

Dalla prima impressione verrebbe da dire dove questo delinquente del Gabon abbia trovato il tempo per pianificare e fare ciò che ha poi fatto, a maggior ragione se ci aggiungiamo che secondo il Sindaco Tersigni già da luglio 2015 dovevano adoperarsi con il servizio manutenzioni per il “verde” della città (qualcuno li ha visti?)…

Tutto al fine di una integrazione tra gente dell’altro mondo, di cui non sappiamo niente, non conosciamo le loro intenzioni e anche, nelle opportunità che mancano, un loro futuro lavorativo, e una città come Sora che usa come deterrente alla delinquenza il fatto di conoscersi tutti, anche se le mele marce come nel caso Palleschi ci sono sempre…

Quello che dovrebbe essere al centro dell’attenzione quindi è l’aspetto umanitario dell’iniziativa che va al di là dei tanti soldi messi in campo e che a priori fanno storcere il naso (perché se coliamo tutto rimangono solo quelli), e tutto si concentra nell’INTEGRAZIONE. Quindi la politica si fa grande e blinda questo termine in un castello tanto bello e colorato quanto fatto di sabbia in balia di venti e mareggiate nel momento in cui arrivano i soldi, vengono distribuiti e fine della storia dove i tanti propositi iniziali se ne vanno a farsi friggere e finisce ogni cosa mettendo in risalto il solito rituale che vede i politici belli all’inizio e brutti alla fine, anzi di più SPARITI alla fine…

Spariti anche di fronte ad un gesto simbolico in cui QUESTA POLITICA doveva integrarsi con la cittadinanza sorana e portare un mazzo di mimose ad una donna vittima di violenza e di mancata integrazione, in un duplice significato che apre forti sensi di preoccupazione per una PAURA da non sottovalutare e persino gratis, visto che questo progetto non ha gratificato economicamente questa città prendendo la via di Cassino.

Troppo indaffarati questi grandi sindaci e questi assessori Anci-dipendenti per non spendere due parole di solidarietà, peraltro nel giorno dell’8 marzo dedicato ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA. Ma quello che è ancora più grave è la mancanza di rassicurazione verso cittadini e cittadine che vivono in questa città da parte delle Istituzioni, da parte di un Sindaco che è il principale responsabile della messa in pratica di un progetto che FALLISCE QUOTIDIANAMENTE davanti ai supermercati di Sora o nelle vie cittadine o nei mercati quando le mani sono sempre tese a chiedere soldi, ALTRO CHE percorsi educativi e di istruzione… ed ora al richiedente asilo del Gabon dobbiamo mettergli a disposizione un avvocato e pagarlo anche…

Ci diranno che è un caso isolato, ma isolato da cosa? La disperazione genera questo tipo di violenza e la disperazione va inquadrata e va combattuta con la prevenzione ma soprattutto con le idee chiare di quale futuro dare a queste persone, e quando non ce l’hai la soluzione perché non sei capace di darla neanche ai tuoi figli sorani si deve essere concreti e realisti e soprattutto evitare di generare risentimenti nei sorani a cui è negata l’assistenza sanitaria ed ogni tipo di benefit presenti come naturali obblighi di una società che dovrebbe avere alti tenori di vita e che invece vive contesti di difficoltà allarmanti, soprattutto in queste zone.

Fare progetti di questo tipo non è facile, lo schifo è quando ti riempi la bocca di tante belle parole e poi all’atto pratico si ferma tutto all’arrivo dei soldi, il minimo indispensabile per mandare avanti il carrozzone e poi? Poi a pagare sono sempre i cittadini, non tutti però lo capiscono e alla fine arrivano anche chi te le suona, con tutto il rispetto di chi ancora porta i segni».

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