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EVENTI E CULTURA

20 Settembre (di Rodolfo Damiani)

Redazione Sora24
Redazione

C’è nella iconografia militare italiana , e a quanto mi risulta non solo, un quadro conosciuto universalmente. Malgrado fossi residente a ROMA proprio a un centinaio di metri dalla breccia , non ne ho mai conosciuto il nome, per noi ragazzi che ne andavamo a vedere una riproduzione nel Museo esistente all’interno della complessa costruzione michelangiolesca di Porta Pia era “I bersaglieri a Roma”. Per derimere il dubbio i quadri sono due, uno di Carlo Ademollo, dove si vedono i bersaglieri di fronte, l’altro di Michele Cammarano, che vede la scena da dietro i bersaglieri che avanzano. Appunto i Bersaglieri, quei soldati “a cui nulla resiste” e la cui “Fortuna è senza bende” come è inciso nel marmo del monumento ai fanti piumati svettante davanti alla Porta.

Ricordo con commozione i 20 Settembre , quando da P.zza della Croce Rossa, a Piazza Principe di Napoli a Piazza Fiume e via XX settembre era tutto un volare di penne maculate dai Fez cremisi . Tutta Roma in festa, il battaglione faceva una prima Marcia D’Ordinanza uscendo dalla storica caserma di San Francesco a Ripa in Trastevere. Poi venivano portati fino a Castro Pretorio, da dove partivano tra le ovazioni della gente, fanfara in testa, ufficiali sciabola sguainata , baionetta inastata e in un batter d’occhio erano schierati davanti alla breccia. La fanfara sottolineava tutte le fasi della cerimonia ufficiale, fino al commovente silenzio fuori ordinanza che costava una lacrima anche ai più duri Un comando ed eccoli schierati a fianco del monumento , impressionante vivono correndo , corone al monumento, corone all’interno della porta, una serie di interventi, qualcuno diceva patriottardi , ma a me sembrano ancora migliori dei discorsi sovranisti, populisti, qualunquisti che siamo costretti a sentire oggi.

La fanfara chiude con una rapida compilation di marce militari. Chi sa abbandona la piazza e sciama verso via XX Settembre, come per miracolo sgombra di auto. Il Battaglione esce dalla porta, il comandante ordina “Sciabola”e gli ufficiali sguainano la loro arma , poi come una sola voce gli ufficiali danno il “baionetta”, i fanti piumati eseguono l’ordine con un fragoroso “Hurrà” che copre le prime note della Marcia d’ordinanza, ma già corrono, sono a via Piave, sono a Santa Susanna, sono alle Quattro Fontane , Sono al Quirinale per il cambio della guardia salutati da tutte le autorità dello Stato. Scusate l’emozione, ormai sono anni che la festa dei Bersaglieri e la presa di Porta Pia è andata sempre al ribasso, seguendo forse quella fronda “celtica”che tenta di ridimensionare sempre più Roma,la loro abissale presunzione li acceca al punto di far loro dimenticare quasi tremila anni di civiltà .

Roma capitale era stato il tormentone del Risorgimento , che era costato a Garibaldi l’abominio dell’Aspromonte , e ai patrioti i caduti di villa Glori , la eroica giornata di Mentana , nel ricordo degli eroi fanciulli morti al Gianicolo e al Vascello piume al vento e un grido di fede “O Roma o Morte”. Ma le armi francesi e gli intrighi internazionali degli stati cosiddetti cattolici avevano sempre frustrato il sogno di tanti patrioti, Creando situazioni di confronti divaricanti quando per dimostrare la propria buona fede il governo italiano fu costretto a spostare la capitale da Torino a Firenze. Vittori Emanuele II faceva buon viso a cattivo giuoco in attesa dell’occasione propizia , pensate per non insospettire i Francesi di Napoleone III, allo scoppio della guerra Franco Prussiana assicurò che non avrebbe approfittato del ritiro del corpo di spedizione francese da Civitavecchia per occupare Roma.

Ma la guerra mise subito in ginocchio le forze francesi per cui “Accogliendo il desiderio dei popoli dello Stato della Chiesa” e onde evitare “Sommosse pericolose che contagiassero altre parti d’Europa” Vittorio Emanuele inviò le truppe italiane alla conquista di Roma. All’appello del Papa accorsero a difendere la Chiesa i volontari da tutta Europa in aiuto ai mercenari svizzeri, tradizionali soldati della Chiesa, e ai pochi cittadini romani che formarono poche compagnie male armate e peggio addestrate. Le truppe di Cadorna giunte a Porta Pia dopo cinque ore di cannoneggiamento, qui dobbiamo inserire un episodio poco conosciuto: il Papa aveva comminato la scomunica per chi avesse per primo dato l’ordine di attacco contro Roma ma fu un anatema sterile in quanto l’ordine fu dato dal cap.

Segre di religione ebraica. Le batterie Cavalli , usate per la prima volta, aprirono la famosa breccia da cui i bersaglieri, fatti segno a pochi colpi di carabina, con un numero di caduti da contare sulle dita di una mano, dilagarono per Roma dove il Papa indignato aveva ordinato di cedere alla violenza. Gli appelli del Papa ,ebbero solo la solidarietà verbale degli stati cattolici, ma aprirono un solco fra italiani favorevoli all’attacco al Soglio Pontificio e italiani contrari, aggravati dalle scomuniche e dal “Non expedit” che trascinò la questione fino agli anni ’20 del novecento. Di fronte allo stato di fatto la Francia evitò polemiche ma colse l’occasione per chiedere all’Italia che la aiutasse nei confronti della Prussia, come una sorta di compenso agli aiuti forniti all’unità d’Italia. Ovviamente gli italiani fecero orecchie da mercante e l’unico aiuto fornito fu l’arrivo di Garibaldi con i suoi volontari che furono gli unici a riportare una vittoria infatti sconfissero i prussiani a Digione. I francesi non ci hanno mai perdonato il nostro comportamento irriconoscente.

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