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“Uno e 50”: la straordinaria storia di Michele Rea, l’uomo che ha vissuto 100 volte

Poco più di 20 copie al traguardo: il libro di Maria Antonietta Rea è finalmente realtà. Ecco come prenotarlo.

Redazione Sora24
Redazione

Tempo di Lock down in un bosco adiacente casa. Una telefonata dell’autrice mi informa di una straordinaria biografia di un uomo nutrito di avventura, Michele Rea classe 1891, da Sant’Amasio (Arpino), suo nonno. Una cascata di appunti, citazioni e vicende costruite con documenti di famiglia meticolosamente conservati, con testimonianze raccolte tra chi lo aveva conosciuto e frequentato e soprattutto con i racconti di nonna Angiolina, la fedele compagna che Michele aveva strappato negli anni venti al Lago di Como.

Ma la chiave della storia di Michele si sviluppa da un taccuino, su cui Michele registrava, con un mozzicone di lapis e una grafia frammentata, le fasi salienti della sua vita di soldato, taccuino che la sorte aveva voluto contribuisse miracolosamente alla deviazione di un proiettile che lo aveva colpito… Faccio io: “Complimenti, un grande atto di amore per la memoria di tuo nonno” “No, un atto di amore verso i miei figli”. Una risposta che mi ha sorpreso: guardare il passato per alimentare il futuro.

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Maria Antonietta Rea, da Sora, ricostruisce così la storia eccezionale di un uomo eccezionale, di un uomo cui l’altezza di solo un metro e cinquanta non aveva impedito coraggio, dignità e lungimiranza; candidamente fedele all’Italia e al suo re al punto di chiamare i suoi figli Umberto e Maria Josè… vittima delle traversie imposte a tantissimi nel secolo scorso: sofferenze fisiche, sofferenze morali, razzismi e pregiudizi, attraverso la schiavitù della tratta dei piccoli vetrai, l’esperienza di mozzo sui transatlantici in rotta verso l’America, le vicende della I’ guerra mondiale, la feroce prigionia austriaca, la fuga attraversando la Russia, verso l’estremo nord, nel pieno dei fermenti rivoluzionari.

Tutto si scioglierà, dopo aver conquistato il cuore di Angiolina, nel grande mare dell’emigrazione, attraverso la quale conquisterà libertà e riscatto personale e sociale, senza mai dimenticare le proprie origini. Chi ha qualche anno in più ricorderà che per decenni a Sora l’unico albergo degno di questo nome era il centrale Albergo Rea, creato proprio da Michele al suo ritorno da Belfast negli anni 30’.

E’ vigoroso Il nostro invito a prenotare il libro, perché attraverso di esso leggeremo la nostra storia di poco più di cento anni fa. In essa nel ruolo dei protagonisti potrebbero essere i nostri bisnonni, i nostri ascendenti. Potremmo riviverne le vicende, come in uno specchio, perché il ritmo incalzante del racconto immerge virtualmente nel fitto degli avvenimenti vissuti dal protagonista. Nelle foto: il taccuino all’origine della storia, foto di gruppo della comunità italiana a Belfast nel 1924, Michele e Angiolina cion il figliolo Umberto dinanzi al loro negozio e M.Antonietta Rea.

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