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CRONACA

BUONE VISIONI (di Aaron Ariotti) – Il Cinema in TV mercoledì 3 Luglio

Redazione Sora24
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Sora, come sappiamo, in passato è stata terra di brigantaggio. Il brigante più famoso della zona fu certamente Luigi Alonzi, in arte Chiavone. Fedele a Francesco II delle Due Sicilie, operava con l’appoggio della popolazione e anche di buona parte del clero che non vedeva di buon occhio il diffondersi degli ideali liberali portati avanti dai sabaudisti. Quando le truppe borboniche del generale La Grange intervennero in Terra di Lavoro e nella Marsica per arrestare i liberali antiborbonici, Luigi Alonzi le sostenne con la sua banda di paesani armati; per riconoscenza in un primo momento venne nominato dal re “Guardaboschi” del distretto di Sora e della Valle Roveto, e successivamente “Comandante in capo di tutte le truppe del Re delle Due Sicilie” con il diritto di fregiarsi del sigillo dei Borbone. Chiavone cominciò ad ostentare il suo titolo attraverso un abbigliamento eccentrico e pittoresco: giacca e pantaloni di velluto, corpetto rosso con doppia fila di bottoni dorati, sandali, cravatta, fascia azzurra, sciarpa, cintura con un pugnale e due pistole, cappellaccio di feltro, orologio d’oro, bracciali, collane e anelli. Nonostante la vanità, sollecitata dalla sua amante Olimpia Lisi, vedova Cocco, che vedeva in lui un redivivo Napoleone, Chiavone, in quell’estate del 1861, non si concesse distrazioni di sorta e recò serie perdite al nemico. Le sue scorribande, con saccheggi e uccisioni, avvenivano su un territorio molto esteso lungo il confine, dalla zona di Fondi fino alla Marsica. Era diventato così arrogante da preannunciare ai sindaci il proprio arrivo, e lo faceva con lettere su carta intestata, piene di strafalcioni grammaticali e ortografici. Il 26 maggio 1861, la sua banda fece irruzione a Sora, durante i festeggiamenti patronali, col solo intento di seminare lo scompiglio e di sfidare la forza pubblica del nuovo governo. In quella occasione, Chiavone consentì ai suoi uomini di distruggere il busto di Vittorio Emanuele II, ma non quello di Garibaldi, al quale, in fondo, si ispirava.

“Un momento, ma questa non era una rubrica di cinema?”, direte voi. Avete ragione, ma l’occasione era troppo ghiotta per non fare un piccolo ripasso di storia locale. Alle 10,20 di mercoledì 3 luglio, infatti, Rai Tre propone un film ambientato proprio in questo contesto. Si tratta di “Il brigante di Tacca del Lupo”, film del 1952 diretto da Pietro Germi, tratto da un racconto di Riccardo Bacchelli e sceneggiato, tra gli altri, anche da Federico Fellini. Siamo nel 1863, i bersaglieri del valoroso Capitano Giordani devono liberare una zona della Lucania dai briganti di Raffa Raffa, fedeli, così come Chiavone, ai Borboni. Il capitano, “nordista”/pragmatico, è deciso a sbaragliare i briganti con ogni mezzo, mentre il commissario Siceli, “sudista”/marpione, ritiene sia il caso di evitare le maniere forti. Un coraggioso esempio di film che, partendo da un fatto realmente accaduto, lo rilegge in chiave avventurosa grazie ad un solido impianto narrativo. In pratica, un vero e proprio western (o meglio sarebbe dire “southern”) che a tratti ricorda il cinema di John Ford. Pietro Germi… Avercene di registi come lui oggi!

Per il resto, la giornata è decisamente misera se si escludono due perle di assoluto prestigio: “Apocalipse Now” alle 21,10 su Rai 4, straordinario film di Francis Ford Coppola, e, alla stessa ora (l’arte del palinsesto!) su Rai Movie, “La parola ai giurati”, esordio cinematografico di quel genio che è stato Sidney Lumet. Scegliendo uno dei due, inevitabilmente l’altro lo perderete; ma scommetto che li conoscete già perciò non mi dilungherò nel tesserne le lodi. Il brigante è già più raro che vada in tv, non dite che poi non vi avevo avvertito. Buone visioni.

Aaron Ariotti

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