Martina Sperduti interviene sul tema della violenza di genere richiamando l’esigenza di un’azione istituzionale stabile e coordinata. Nel suo intervento sottolinea come il fenomeno non possa essere considerato un fatto privato né un’emergenza episodica.
Secondo Sperduti, la gravità e la frequenza degli episodi richiedono una risposta continua, capace di rendere visibile ciò che spesso rimane sommerso. «È compito delle istituzioni intervenire con determinazione», afferma, evidenziando la necessità di un impegno civico diffuso.
Nel suo richiamo pubblico, Sperduti sottolinea che la violenza quotidiana richiede un approccio fondato sulla responsabilità e non su dichiarazioni formali. «La sofferenza di tante donne non può più rimanere invisibile», dichiara, evidenziando la richiesta di un intervento più incisivo.
Il ruolo dei centri antiviolenza e delle case rifugio
Un passaggio centrale dell’intervento riguarda i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio, considerati da Sperduti presìdi fondamentali del sistema di protezione sociale. «Non sono semplici servizi, ma luoghi in cui ascolto e competenza diventano percorsi di libertà», spiega.
La richiesta è quella di un finanziamento stabile, che permetta alle strutture di operare senza incertezze o risorse intermittenti.
Secondo Sperduti, il personale non può essere esposto a precarietà, poiché dalla continuità dei servizi dipende la sicurezza delle donne. «La protezione non può dipendere da fondi residuali», avverte.
Norme esistenti e piena attuazione
Nel suo intervento, Sperduti richiama anche la cornice normativa già in vigore. La ratifica della Convenzione di Istanbul e le successive leggi nazionali — dalla Legge 119/2013 al Codice Rosso — rappresentano, secondo lei, un quadro solido che necessita ora di piena applicazione.
«Non basta avere le leggi, servono risorse e formazione continua», aggiunge, sollecitando una maggiore integrazione tra istituzioni, forze dell’ordine e servizi territoriali.
La richiesta riguarda soprattutto l’operatività: procedure chiare, risorse adeguate e un coordinamento costante tra i soggetti coinvolti.
Un appello alla responsabilità collettiva
In conclusione, Sperduti rivolge un appello affinché ogni donna possa trovare servizi accessibili e preparati. «La violenza non si combatte con dichiarazioni di principio», afferma, collegando la credibilità delle istituzioni alla continuità degli interventi.
Per Sperduti, il momento attuale richiede scelte precise e senza intermittenze, capaci di definire il ruolo del sistema pubblico nella tutela delle vittime.


