Se provate a nominare Claudio Di Pucchio a un tifoso del Sora, il risultato sarà identico in ogni caso: occhi lucidi, parole d’amore e di rabbia (non certo nei suoi confronti), voce rotta dall’emozione. Il Maestro, così lo chiamiamo qui, è l’artefice dei più grandi successi calcistici della squadra cittadina, è il profeta in patria, la bandiera bianconera fatta persona, il costruttore di un mito chiamato “Grande Sora”, sostenuto nel bene e nel male da un’altrettanto grande tifoseria, unica nel suo genere per numero, passione e ardore per la Maglia.
Claudio Di Pucchio ha restituito ai sorani l’orgoglio di essere sorani. Chi era presente in Sala Consiliare nel Giugno 2007, in occasione dell’uscita di un volume dedicato ai 100 anni di calcio sorano, capì molto chiaramente quale era lo spirito che guidava il trainer volsco in tutte le sue imprese. Attraverso il suo mestiere di allenatore, in sintesi, Di Pucchio è riuscito a riportare la città di Sora alla ribalta nazionale, coronando quello che è sempre stato il suo unico obiettivo: dare alla sua città il prestigio che merita.
Con un po’ di fortuna, in quel famoso 5 Maggio 1996, forse il Maestro avrebbe addirittura conquistato i play-off per la Serie B prima di altri, e Sora sarebbe diventata Rio de Janeiro per una notte. Ma nel calcio, si sa, contano i palloni che finiscono in porta: quello dei bianconeri vi finì abbondantemente quel giorno, ma l’arbitro fu di diverso avviso.
Come spesso accade nelle più belle storie umane, tuttavia, c’è sempre qualcuno che costruisce e qualcun altro che distrugge. Ma questa è un’altra storia di cui non vogliamo più parlare, perché non merita di essere menzionata. Al contrario, preferiamo sorridere e abbracciare idealmente l’unico uomo che è riuscito a unire i sorani, a farli piangere abbracciati, a fargli urlare fino allo sfinimento il nome di Sora.
Buon compleanno immenso Maestro!
