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CRONACA

BUONE VISIONI (di Aaron Ariotti) – Il Cinema in TV lunedì 08 Luglio

Redazione Sora24
Redazione

C’è chi pensa che per far ridere al cinema (o in tv) basti accaparrarsi l’attore del momento e affastellare una sopra l’altra gag più o meno divertenti. Non v’è nulla di più triste e di più sbagliato. È piuttosto grave, dunque, che a pensarla in questo modo siano, in buona parte, i produttori, quelli che hanno, se non proprio l’ultima parola sul destino di un film, almeno la penultima. Ci sono quelli che, ad esempio, pensano che non si possa far ridere parlando di malattie; che non si possa far ridere parlando di morte; o quelli che giudicano un soggetto per una commedia dal numero di battute spiritose in esso contenute. Costoro non hanno capito nulla, ma soprattutto ignorano la regola fondamentale e cioè che l’unica vera comicità non può che nascere dal dolore. E che i grandi comici, i grandi autori e attori di commedia, sono quelli che fanno sì ridere, ma sono anche e soprattutto quelli che con la comicità sanno sdrammatizzare la tragedia della vita.

Prendete il soggetto di una delle più grandi commedie mai scritte: “A qualcuno piace caldo” (1959) di Billy Wilder: testimoni involontari del massacro di San Valentino a Chicago, due suonatori di jazz sono costretti alla fuga. Travestiti da donna si aggregano ad un’orchestra femminile. È subito evidente lo spunto comico, ma da che cosa nasce se non dalla necessità di sfuggire alla morte? Altro esempio alto: “Vogliamo vivere!” (1942) di Erns Lubitsch, da poco restaurato e tornato in sala in versione originale sottotitolata. Il soggetto, in breve: Joseph Tura e la sua compagnia di attori polacchi rimangono senza lavoro dopo l’invasione tedesca finché sono coinvolti in un complotto antinazista in cui mettono a frutto le loro capacità di interpretazione scenica. Anche qui si parte da un presupposto che sarebbe stato un ottimo spunto per un melodramma (l’occupazione nazista della Polonia) e lo si ribalta in commedia. Quanti produttori, al giorno d’oggi, sarebbero in grado di intravedere, in queste due storie, enormi potenzialità? Per la cronaca, i due film sopracitati, rientrano a pieno titolo nel novero delle migliori commedie di tutti i tempi. Se non le conoscete, se non le avete mai viste, sappiate che state commettendo un reato.

Quando si sceglie di sacrificare l’efficacia di una storia ad una serie di gag o situazioni trite e ritrite messe lì apposta per indurre al riso, il risultato è sempre scadente. Di esempi del genere il cinema italiano purtroppo abbonda, e non sto parlando solo dei mefitici cinepanettoni. Per dire, lunedì 8 luglio in tv, di commedie riuscite male (ma veramente male) ce ne sono diverse, a partire da “I due pompieri” (12,25 Rai Movie) di Bruno Corbucci con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, solita, automatica farsa sconclusionata del duo. A seguire, “Un solo grande amore” (15,40 Iris) che vale la pena guardare unicamente per la meravigliosa Ornella Muti nel pieno della sua giovinezza. E poi ancora, “La sceriffa” (4,50 Rete 4) dello stesso anno di “A qualcuno piace caldo”, improbabile western comico affidato all’estro di Tina Pica. Evitabili, tutti e tre.

Da non perdere invece il primo e l’ultimo film della giornata in ordine di tempo. Il primo è un melodramma coi fiocchi: “Venere bionda” (1932) di Josef Von Sternberg, con Marlene Dietrich nei panni di una cantante tedesca che sposa un chimico americano. Matrimonio felice con figlio, ma, per trovare il denaro necessario a guarire il marito contaminato dalle radiazioni, lei torna a cantare e ad esibirsi in un night club conquistando il cuore di un playboy. Anche questo è un soggetto che Wilder o Lubitsch, se ci avessero lavorato, avrebbero certamente trasformato in succulenti commedie. In chiusura di programmazione, purtroppo tardissimo (5,10 su Rai Movie), c’è il fondamentale “Destinazione Terra” (1953) del maestro di fantascienza Jack Arnold. La trama: un’astronave aliena atterra in una zona desertica; un giovane cerca di instaurare una relazione con gli extraterrestri. Perché è fondamentale? Perché è il primo film della storia del cinema in cui l’extraterrestre non è antropomorfo. Realizzato negli anni bui del maccartismo, lascia emergere tra le righe una dura condanna di quel tempo di “caccia alle streghe”. Ecco, ora avete un bel compendio di film consigliati e sconsigliati. A voi la scelta. Buone visioni.

Aaron Ariotti

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