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CRONACA

Carla non ce l’ha fatta. Stefano le aveva dedicato la serenata davanti all’ospedale

«Le note di quella fisarmonica risuoneranno sempre come un'eco di speranza in questo anno così difficile. Quella musica è stata come una carezza ed ha raggiunto ciascuno di noi».

Redazione Sora24
Redazione

Carla Sacchi è morta. Un paio di settimane fa suo marito Stefano Bozzini le aveva dedicato una settimana sotto la finestra dell’Ospedale di Castelsangiovanni, comune di circa 14 mila abitanti in provincia di Piacenza. Il gesto dell’81enne aveva fatto il giro del mondo: non potendo abbracciare di persona la sua amata moglie per via delle norme anti-Covid, il tenace marito ha pensato bene di prendere la sua fisarmonica ed esprimere i propri sentimenti attraverso l’arte che è la medicina dell’anima, la musica. Dopo quel magico 8 Novembre che è stato raccontato dai più importanti giornali del pianeta, Carla è stata dimessa dall’ospedale ed è tornata a casa, ma purtroppo si è spenta.

Toccante il post pubblicato dalla Sindaca di Piacenza, Patrizia Barbieri, sulla sua pagina social.

«Ha fatto il giro del mondo, la storia dell’alpino Stefano Bozzini e di sua moglie Carla: in quella serenata sotto le finestre dell’ospedale di Castelsangiovanni, tutti abbiamo riconosciuto l’Amore, nella semplicità e nell’immediatezza del suo linguaggio universale.

Oggi, la malattia ha spezzato il loro abbraccio e vorrei rivolgere a entrambi, nella commozione dell’intera comunità piacentina, un pensiero speciale. Dicendo grazie, al signor Stefano, per quel gesto di tenerezza che ci ha ricordato cosa significhi, davvero, volersi bene. Fare di tutto perché l’altra persona non si senta sola, trovando il modo di superare qualsiasi barriera. Non avere paura di mostrarsi vulnerabili, di manifestare ciò che si prova. Saper toccare il cuore di coloro che amiamo, sino all’ultimo istante.

Per noi, che su questa storia meravigliosa abbiamo avuto il privilegio di affacciarci dalla porta di casa nostra, le note di quella fisarmonica risuoneranno sempre come un’eco di speranza in questo anno così difficile. Certo, sono anche il simbolo del distacco, vissuto purtroppo da così tanti concittadini, che non ci ha permesso di restare accanto ai nostri affetti più cari per accompagnarli negli ultimi passi del loro cammino. Ma testimoniano, ancor prima, la forza di un sentimento che nessun virus, nessuna malattia può spegnere o affievolire.

Nel profondo rispetto del suo dolore, ci sentiamo vicini al signor Stefano perché la sua musica, quella sera, è stata una carezza per la signora Carla, ma in qualche modo ha raggiunto ciascuno di noi. Non dimenticheremo quello che ci avete insegnato, ma ne serberemo sempre il prezioso esempio».

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