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AVVENTURA

Giorgio Lucarelli: dalle magnifiche montagne del Kyrgyzstan un nuovo suggestivo racconto del suo ciclo-viaggio

Questa volta Giorgio ci parla dei paesaggi che ha avuto la fortuna di contemplare. E come scrive lui, anche noi abbiamo la «sensazione di alzare gli occhi al cielo per cercare "qualcuno" e poter allungare la mano e sfiorarlo».

Redazione Sora24
Redazione

Prosegue l’avventura di Giorgio Lucarelli in Kyrgyzstan. Il cicloviaggiatore sorano è arrivato a quasi tre settimane di viaggio. Di seguito il resoconto del suo quinto aggiornamento dall’affascinante paese asiatico.

«Quinto aggiornamento, diciottesimo giorno. Percorsi 1610 km; Disl+ 20786 mt. Ci eravamo lasciati a Naryn e la mia condizione fisica non era delle migliori, causa continue scariche di diarrea, mal di pancia, dovute a dei pomodori che avevo mangiato la sera prima. Ho fatto ricorso agli antibiotici che mi porto dietro. Fortunatamente seppur debilitato dalla cura sono andato avanti, anche perché avevo da percorrere la parte più “tosta” dell’intero viaggio. Ho sofferto non poco la prima lunga salita verso il Dolon Pass(3030 metri). La strada comunque mi ha dato un grosso aiuto, perché le pendenze erano abbordabili; la massima pendenza è stata del 5%. Solo la parte finale, esattamente gli ultimi 4 chilometri la pendenza media è salita al 7/8% avevo le gambe molto pesanti, ho soffefto e tanto.

Però, piano piano che salivo mi si apriva un “mondo” tutto intorno. Alpeggi con le caratteristiche yurte degli allevatori kirghisi, ruscelli che scendevano dalle vette più alte tagliate e lavorate dal vento e quella sensazione di alzare gli occhi al cielo per cercare “qualcuno” e poter allungare la mano e sfiorarlo. L’arrivo al passo è stata una liberazione, ho ritrovato le forze per continuare in discesa, con i riflessi sempre pronti, causa un forte vento di traverso che mi faceva sbandare. Sono andato giù con molta cautela. Erano circa le 18,00 ed ho deciso, soprattutto perché stanco e provato fisicamente di fermarmi per la sosta notturna, nelle vicinanze di un ruscello, ad una altitudine di circa 2.500 metri. Mi sono alimentato abbondantemente ed ho bevuto molta molta acqua. Notte fredda (2°).

Il mattino seguente appena sveglio (6,30) ho avuto immediatamente la sensazione di stare molto meglio. Alle 7,30 ero già sui pedali (freddo!) e via giù di nuovo in discesa, poco dopo ho individuato alla mia sinistra la pista sterrata di circa 55 km per il Song-Kol Lake (3.016 metri); prima però c’era da scalare il Kalmak Ashuu Pass a 3.447 metri, il punto più elevato del ciclo viaggio. Ho raggiunto il villaggio di Keng Suu (2.300 metri) dove ho fatto rifornimento di pane tipico kirghiso, dopo vari sali e scendi con pendenza massima del 12%!! Il percorso è meraviglioso, fantastico; una lunghissima valle di circa 25 chilometri, tra montagne di quasi 4.000 metri, stranamente con assenza di nevai. Poi, ai 2.700 metri circa, la pista sterrata, inizia davvero a salire per circa 10 chilometri senza soluzione di continuità fino ai 3.447 metri del Kalmak Ashuu Pass. È una vera e propria pista molto impegnativa, simili alle piste del Pamir. Almeno una decina di volte sono sceso dalla bici per spingere “a mano”. Lassù in cima, la pausa contemplativa è d’obbligo. Girando su me stesso a 360° solo montagne e vette con alcuni nevai esposti a Nord. Un Paradiso, un vero Paradiso.

Ancora discesa fino al Song-Kol Lake (3.016 metri). Decido però di non scendere fino al livello altimetrico del lago, ma di fissare il campo ai quasi 3100 metri su una “terrazza” per godere al meglio del paesaggio. Scelta ottimale, un tramonto da sogno, all’interno della mia tendina super stellata. Subito dopo una leggera pioggia benedice una giornata memorabile che difficilmente dimenticherò e concilia non poco il riposo notturno. Il mattino è alquanto fresco (4°); torno in “sella” per scalare di nuovo il Kalmak Ashuu Pass. Il sole splende, il quadro è perfetto con tutti i colori della natura. Faccio molte soste, mi siedo, osservo, rifletto e poi riparto. Incontro di nuovo i tre ragazzi russi, che si fermano per una foto. Raggiungo di nuovo Keng-Suu, ripida salita, quando concludo questa andata e ritorno sulla strada asfaltata direzione Kochkor. Mi sistemo per la notte nelle vicinanze di un torrente, così da lavarmi e togliermi tutta la polvere addosso. Il resto è storia recente. Da Kochkor sono arrivato alla città di Balykchy, sull’Issyk-Kol Lake(1610 metri) ed ho raggiunto la spiaggia di Toru Aygyr dove ho trascorso la notte. Sono sempre più vicino a Bishkek. Vi abbraccio tutti».

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