Il possesso palla, una metrica un tempo calcolata con metodi rudimentali, è diventato un indicatore chiave delle strategie di squadra. Premesso che negli anni sia cambiato anche il modo in cui il dato sia stato registrato ed analizzato, è fuori discussione che nel calcio contemporaneo abbia un peso non secondario.
Alcuni dati sul possesso palla in Serie B
In tanti, ancora oggi vogliono capire alcuni studi nel dettaglio, prima di approcciare ad esempio le scommesse per la Serie B, possibilmente raggiungendo un verdetto definitivo su quanto conta il possesso palla. Una scienza esatta non esiste ed è questo il presupposto dal quale si dovrebbe partire per approcciare in modo corretto la materia. Al fine di giungere a conclusioni errate.
Nel calcio moderno, il possesso palla non è più l’unico indicatore di successo. Sebbene esista una correlazione tra prestazioni (misurate dagli xG) e possesso, la semplice percentuale è fuorviante. Il “dominio territoriale” emerge come metrica cruciale. Il “field tilt”, che misura la differenza dei passaggi nell’ultimo terzo di campo, indica la capacità di una squadra di dominare le zone offensive.
Squadre come la Fiorentina di Italiano dimostrano che un alto possesso non garantisce efficacia. Al contrario, altre brillano pur cedendo il controllo. Il Pisa, con i valori più bassi di possesso (40.3%) e field tilt (34.9%), evidenzia come il successo possa derivare da strategie diverse.
Dagli albori all’era moderna
Lo studio sul possesso palla, come accennato in precedenza, ha vissuto momenti diversi. Siamo partiti ad esempio dai metodi arcaici. In passato, il possesso palla veniva misurato con cronometri multipli, un metodo laborioso e soggetto a errori. Alcune società di statistica arrivavano ad utilizzare 22 cronometri, uno per ogni giocatore.
Poi c’è stato l’avvento della tecnologia. Oggi, il possesso palla viene calcolato analizzando i passaggi completati dalle squadre, un metodo più preciso e affidabile. Sistemi di telecamere scansionano il campo più volte al secondo, tracciando i movimenti dei giocatori e generando dati dettagliati. L’utilizzo di strumenti come il GPS, e indumenti con sensori, aumentano la mole di dati disponibili.
L’impatto sul gioco scatena sempre considerazioni opinabili. Innegabile il cambiamento tattico, con l’attenzione al possesso palla che è cresciuta negli anni 2000, culminando nel “tiki-taka” del Barcellona di Guardiola. Le squadre sono passate da un gioco “verticale” a un approccio più basato sul controllo e la costruzione corale.
Evoluzione del ruolo dell’attaccante
In un contesto del genere, anche l’abilità individuale è stata affiancata dall’importanza del gioco di squadra. Le statistiche si sono adattate per riflettere questa evoluzione, passando dalle “azioni personali” alla valutazione del contributo collettivo.
La rivoluzione dei dati
Le statistiche disponibili per il pubblico sono aumentate esponenzialmente, offrendo un’analisi più approfondita delle partite. Concetti come gli “expected goals” sono entrati nel vocabolario comune, fornendo una visione più completa delle performance delle squadre.
Ricapitolando, l’evoluzione delle statistiche nel calcio è un processo continuo, guidato dalla tecnologia e dalla ricerca di una comprensione sempre più profonda del gioco. Questo cambiamento ha trasformato il modo in cui il calcio viene giocato, analizzato e vissuto dai tifosi. Resta il fatto che, sempre più spesso, notiamo come il dominio del possesso palla comporti per forza di cose un dominio del gioco, con ricerca estrema da parte di quelle squadre dotate di maggior tasso tecnico.