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OSPEDALE DI SORA

Nuovo Ospedale a Sora: in un’approfondita disamina tecnico-storica tutte le ragioni del NO

Antonio Conte, Walter Bartolomucci e Lorenzo Lucarelli, con una lettera indirizzata alle più alte cariche dello Stato, approfondiscono il tema del nuovo ospedale da 99 milioni di euro per Sora.

Redazione Sora24
Redazione

«La politica non finisce mai di stupire con i politici nazionali, regionali e locali, che stanno bisticciando per aver il merito del finanziamento di 100 milioni per la costruzione di un nuovo ospedale, a seguito del decreto U00109/2017 del Commissario ad Acta Nicola Zingaretti, Presidente Giunta Regione Lazio. Una situazione che scaturisce dal fatto che nel decreto Commissariale si rileva una vulnerabilità sismica per l’ospedale ss. Trinità di Sora.

Dinanzi a queste problematiche abbiamo ritenuto, quali addetti ai lavori all’epoca di costruzione dell’attuale ospedale, di fare luce sull’intera vicenda, precisando, in primis, che l’alto rischio sismico di 1 categoria, assegnato alla Valle del Liri e a Sora, non è conseguente agli atti di Zingaretti, ma risale all’inizio del XX secolo dopo il disastroso terremoto del 13 gennaio 1915 della Marsica.

Ai fini degli alti rischi sismici, ricordiamo che tutto l’antico abitato arroccato sulle pendici del Colle S. Casto e Cassio, sulla riva destra del fiume Liri, è fiancheggiato da una faglia affiorante passante in prossimità della Chiesa di S. Antonio Abate. E per quanto riguarda le criticità sismiche assegnate all’Ospedale di S. Domenico Soriano, bastava che chi di dovere, andasse a consultare i tanti faldoni presenti negli archivi dell’ex USL FR/7 e del Comune di Sora.

Le notizie storiche, allegate, nel riassumere la nascita e la vita degli ospedali di questa città fino a primi anni del secondo novecento, ricordano che la necessità di un nuovo ospedale emerge sul finire degli anni ’60, quando l’Ente Ospedaliero fu classificato Ospedale Generale Provinciale, ai sensi della legge 12 febbraio 1968, n. 132, con Decreto del Presidente della Repubblica n. 579 del 2 maggio 1969, disponendo cinque sezioni di analisi e di tecnologia diagnostica, e di 350 posti letto, suddivisi in dodici reparti.

Il tipico dimensionamento e distribuzione dell’allora ospedale di via Giurati, all’interno della città, portò però il comm. Giuseppe Tomassi, presidente dell’Ente, di promuovere grazie al Senatore Ignazio Vincenzo Senese la realizzazione di un nuovo ospedale in zona ambientale più idonea.

La richiesta fu approvata sotto l’aspetto finanziario con nota ministeriale n. 892 del 24.1.1970.

L’amministrazione dell’ospedale civile di Sora esperì una puntuale indagine in merito alla scelta dell’area del nuovo ospedale in S. Marciano, confrontandosi con la giunta comunale guidata dal sindaco Nicola Tersigni e particolarmente con l’arch. Riccardo Cerocchi incaricato alla redazione del P.R.G., tenuto conto anche dei rischi idrogeologici cui è soggetta la piana Sorana per le esondazioni dei Fiumi Liri e Fibreno.

1992 – Visione aerea del grandioso ospedale – Foto R. De Ciantis

L’area fu individuata in località S. Marciano a est dell’abitato per fattori inerenti l’orografia e l’esposizione, che impediscono, ancora oggi, ogni forma d’inquinamento del suolo e dell’aria. L’aspetto singolare del luogo è che ricade nella zona dove convergono i tre sistemi montuosi che caratterizzano tutto il territorio Sorano.

La previsione dell’ospedale nell’adottando PRG era stata accompagnata, per quanto precisato, da opportune analisi territoriali, in funzione anche della qualificazione storico-geografico della media Valle del Liri, nella delimitazione dei “Comprensori Intercomunali” di articolazione regionale.

Il c.d. “Schema D’Erme” presentato in sede di dibattito del C.R.P.E. del Lazio, approvato il 10.07.1969.

Dalla localizzazione del nuovo ospedale nella località S. Domenico Soriano, contrada S. Marciano, nasce l’importante nodo nel “sistema stradale trasversale” (oggi SS.690) quale struttura portante della riorganizzazione del contesto territoriale del Lazio meridionale, in cui la “Media Valle del Liri” veniva così a rappresentare l’elemento significativo e costitutivo del settore centrale del sistema stesso.

La nuova struttura ospedaliera veniva a collegarsi organicamente a un processo di un importante sviluppo sociale e culturale che vedeva l’istituzione della libera Facoltà di medicina e chirurgia, sotto la direzione del prof. Stefanini, chirurgo di fama internazionale.

Purtroppo, mirati disegni politici ostacoleranno il riconoscimento statale dell’importante scuola universitaria, determinando nel tempo i presupposti per la sua soppressione (1976) a favore di altre aree preferite della provincia.

L’opera infatti cominciò ad incontrare grandi difficoltà nell’esecuzione anche perché, nell’anno 1975, iniziò a mancare ogni possibilità di ulteriori finanziamenti da parte dello Stato.

I lavori continuarono sempre grazie al Senatore Ignazio Vincenzo Senese, che, quale sottosegretario agli interventi della Cassa per il Mezzogiorno, Agenzia per la Promozione dello Sviluppo del Mezzogiorno, permise di integrare i contributi finanziari, in conto capitale, ad una spesa complessiva di circa 27 Mld di lire.

Le varie opere dovettero eseguirsi a lotti come risulta dalle autorizzazioni rilasciate dal comune di Sora con licenze edilizie 545/1971, 670/ 1976, 712/1976, 713/1976 e concessioni edilizie n.500/1983, 501/1983, 502/ 1983, 619/1984 e n.875/1987.

L’idoneità geologica dell’area di sedime dell’importante opera sanitaria fu affidata al Prof. Ing. Ugo Ventriglia, per anni Direttore dell’Istituto di Geologia Applicata presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

Il progetto di tutto il complesso edilizio fu curato (1971) dal prof. Ing. Dott. Guido Gigli sempre della Sapienza di Roma, che le riveste specializzate considerarono tra i più moderni d’Europa. Il grandioso complesso andava a soddisfare, per modernità e capienza di circa 650 posti letto, le esigenze ospedaliere in una larga fascia della Ciociaria e della Marsica.

Il consulente geotecnico procedette ai sondaggi, alle prove penetrometriche e alle analisi di laboratorio, presentando varie relazioni geologico-tecniche sui terreni interessati dalle costruzioni dei vari edifici dell’ospedale, le cui strutture furono progettate e calcolate dai dr. ing. Maurizi Valenzi e Maurizio Fraschetti con studio in Roma.

È da chiarire che il prof. Ventriglia seguì costantemente i lavori dando i relativi suggerimenti sul tipo di sistema di fondazione da eseguire, disponendo nel caso in corso d’opera altre trivellazioni dei terreni e analisi geomorfologiche (vedi giornale dei lavori 1972): telai orizzontali a travi rovesce continue ad ala larga per i vari corpi edilizi del nosocomio, degenze, piastra laboratori analisi e sale operatorie; palificazioni collegate alle travi di una maglia quadrangolare di base da cui si elevano le strutture della palazzina uffici ammnistrativi, delle aule didattiche universitarie, dell’aula magna e della chiesa.

Le opere furono eseguite dall’impresa Isidori di Roma, sotto l’alta sorveglianza dell’ufficio del genio civile di Frosinone, dell’ ispettore prefettizio e dei collaudatori in corso d’opera (Provveditori alle OO.PP. Regioni dell’Italia centro-meridionale) nel rispetto della legislazione antisismica vigente, essenzialmente basata sull’apparato normativo della legge 25 novembre 1962, n. 1684, nonché della legge 5 novembre del 1971, n. 1086, recante Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso e a struttura metallica.

L’esecuzione delle strutture, tuttavia, fu verificata e calcolata tenuto conto anche delle nuove disposizioni contenute nella legge 2 febbraio 1974, n. 64 (Art. 33. Costruzioni eseguite col sussidio dello Stato), recanti provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche. E in tal senso, è da tenere presente che nel cantiere fu organizzato un efficiente ufficio della direzione dei lavori del prof. ing. G. Gigli e del condirettore dott. ing. Carlo Bartolomucci e assistenti tecnici, che garantiva il controllo giornaliero del perfetto allestimento delle armature d’acciaio e dei getti di calcestruzzo, disponendo in alcuni casi anche le verifiche dei calcoli statici.

Dagli atti risulta una percentuale di ferro per ogni mc di conglomerato cementizio con valori superiori alla norma dei 110 Kg/mc., con raddoppio nella zona della piastra delle previsioni di spesa (vedi giornale dei lavori 1973 e documentazione fotografica). La qualità del calcestruzzo e dell’armatura di acciaio fu accertata dai laboratori specializzati e autorizzati ai sensi della legge 5 novembre del 1971, n. 1086, sotto il controllo del dr. ing. Stelvio Baldassarra di Frosinone, nominato dalla Prefettura in data 5/10/1971, n.37218. La prova inconfutabile sulla sicurezza antisismica è nella relazione a struttura ultimata redatta dal D.L. Prof. ing. G. Gigli, depositata il 28.3. 1992, e nel collaudo statico del dr. Ing. Ugo Macioce del 30.3.1992. Il certificato di agibilità dell’intero complesso è datato 26.05.1992.

Una visione dell’imponente struttura in c.a. del complesso ospedaliero durante i controlli dell’ing. Carlo Bartolomucci

È bene precisare che i terremoti dell’Irpina e quelli successi de’ l’Aquila, di Amatrice, del Sorano ecc., non hanno mai intaccato minimamente la stabilità strutturale del complesso ospedaliero.

È da precisare, tuttavia, che la zona ospedaliera, pur integrata perfettamente al territorio locale e a quello interregionale del vicino Abruzzo, necessita, dopo ventisette anni di vita e per far fronte all’esigenze delle emergenze sismiche più difficili, di un assetto urbano allargato.

Occorre migliorare la circolazione autoveicolare-pedonale e delle aree di sosta all’intorno del nosocomio, con l’adeguamento, a est, della via comunale S. Domenico Soriano e la creazione di un altro svincolo a raso sull’ex strada statale 666 di Sora (SS 666), ora strada regionale 666 di Sora (SR 666).

Infine, nella cartografia Sora-Frosinone: Le faglie e la sismicità negli ultimi 4 anni, che si allega, risulta che il complesso ospedaliero SS. Trinità non è attraversato da faglie come riportano alcuni organi d’informazione.

SORA-FROSINONE: LE FAGLIE E LA SISMICITÀ NEGLI ULTIMI 4 ANNI.

Sono rappresentati i recenti eventi sismici (quadratini rossi) nella zona di Sora (Fr) e le faglie sismogenetiche (strisce rosse) adiacenti alla zona interessata dalle scosse.

In realtà, si trova tra la faglia al piede del colle S. Casto e Cassio e quella passante a ridosso dell’abitato del Comune di Pescosolido.

Nei corsi e ricorsi storici siamo al paradosso, perché, diversamente dal secolo scorso, si vuole sostituire l’attuale complesso ospedaliero con uno più modesto, senza cercare di potenziare la struttura esistente, ora sottodimensionata, per assistere la numerosa popolazione delle tre valli Roveto, Comino e Media Valle del Liri, ammontante a circa 100.000 abitanti.

Sarebbe la fine di un’opera inclusa in un grande sogno di riassetto trasversale del basso Lazio, che, nel corso degli anni, ha visto, in modo graduale e per una politica avversa, la soppressione dell’università ridotta a una scuola infermieristica, la mancata ultimazione del famoso “tridente viario” (Sora – Frosinone Autosole; Sora – Ceprano – Fondi – Gaeta; Sora – Cassino- Formia) e del tratto in galleria della Sora Pescasseroli che doveva contribuire a dare un ulteriore sviluppo intercomunale e interregionale al complesso Ospedaliero e all’intero territorio delle tre Valli.

Il decreto Zingaretti ricorda momenti non certo favorevoli alla città di Sora, quando Mussolini al momento di firmare il famoso decreto del 2 gennaio 1927, per promuovere ben 17 centri a Provincia, disse “ho preferito scegliere Frosinone e non Sora perché così creo una nuova provincia nel Lazio e non negli Abbruzzi”.

Il presidente della giunta regionale deve invece, per l’onestà intellettuale che lo distingue, promuovere iniziative per potenziare l’attuale nosocomio facendo riferimento a quel Decreto del Presidente della Repubblica n. 579 del 2 maggio 1969 e all’attuale ordinamento sanitario nazionale.

Circostanze peraltro ricordate dal consigliere comunale di Isola del Liri Mauro Tomaselli (sit-in di protesta il 9-5-2017):

“L’ospedale di Sora è l’unico polo oncologico al mondo senza un laboratorio analisi e un reparto di urologia. Il sangue da Sora e dai punto prelievi di Atina e Isola del Liri viene trasportato a Frosinone (prelievi di massa) hanno scambiato il trasporto del sangue come quello dei gelati, “la qualità degli esami è la stessa??? Ripristinate il laboratorio analisi di Sora e chiudete i punto prelievi! La radiologia ha solo 6 medici con una riduzione notevole dei servizi ; per una risonanza magnetica, i pazienti vengono inviati in altri ospedali. mentre all’ospedale di Avezzano i medici radiologi son 20 compreso il primario. Il centro trasfusionale funziona 6 ore al giorno. Gli altri reparti fanno tutto a regime ridotto per mancanza di personale. L’ospedale di Sora doveva abbracciare 3 regioni Lazio, Abruzzo, Molise con tutti i reparti funzionanti con l’università di medicina con l’accordo di tutte le forze politiche .” Oggi i veri responsabili dello sfascio sono tutti i sindaci e gli onorevoli a loro collegati che hanno votato l’atto aziendale dando licenza di distruggere quello che era rimasto della sanità ciociara.”

IN UN REFERENDUM ON LINE PROMOSSO DA SORA24 IL 70% DEI PARTECIPANTI È CONTRARIA ALLA REALIZZAZIONE DI UN NUOVO OSPEDALE.

Tanto dovevamo amatissimo Presidente, Onorevoli Ministri e Preg.mo P.G.R. N. Zingaretti, per far conoscere la santa verità di questa strana vicenda, e per dare i giusti diritti alle popolazioni delle nostre storiche Valli.

Ecco, sicuri del miglioramento e del potenziamento adeguati ai tempi del complesso ospedaliero esistente, auspichiamo che il finanziamento concesso rimanga a disposizione di questo territorio, con lo sguardo   rivolto, oltre al complesso ospedaliero, al nostro sistema fluviale ricco di un patrimonio storico, naturalistico ed artistico di grandissimo valore che, pur nella attuale condizione di marginalità, ha tutte le potenzialità per inserirsi, in modo spontaneo, nei circuiti virtuosi del grande turismo, motore dell’ economia del terzo millennio, con città di alte qualità urbane e ambientali. Un processo di sviluppo socio economico per   salvaguardare la popolazione e abitati rivieraschi dagli alti rischi alluvionali del fiume Liri, con il completamento, del canale scolmatore di Isola del Liri, in galleria, costato 25 miliardi del vecchio conio, che, dopo ventisette anni, aspetta ancora l’ordinamento dell’alveo fluviale per poter scaricare le micidiali portate eccedenti 500 mc/sec delle piene eccezionali intorno ai valori centennali di 670 mc/sec e tre centennali di 720 mc/sec.

È il luogo dell’Agro Sorano bagnato dall’acqua dei due fiumi Liri e Fibreno, di grande valore, storico, culturale e religioso, frequentato in tempi remoti da tre grandi uomini, l’oratore, filosofo e scrittore M.T. Cicerone, in età romana, e di due santi monaci benedettini dell’anno Mille ( S. Domenico Abate e Ildebrando, il santo papa Gregorio VII il più grande papa della storia della Chiesa), che, da una recente ricerca in corso di pubblicazione, attuarono la prima vera riforma della Chiesa Cristiana.

NOTIZIE STORICHE

Nella storia della città di Sora già nell’alto medioevo iniziarono a sorgere in città i primi “hospitali” o “senodochi”, insediati nelle vicinanza delle Chiese, a cura delle parrocchie e di alcuni ordini religiosi, grazie anche alle beneficenze delle famiglie più agiate. Normali edifici, situati nelle zone strategiche dei quattro ingressi della cinta muraria, in cui erano accolti, ospitati, sfamati e curati i bisognosi, i mendicanti, pellegrini e malati: Porta Ricciarda, a nord: ospedali di S. Maria, 1294 e di S. Antonio Abate, 1337 ; Porta di Corte, a sud: ospedale di S. Spirito, 1325; Porta degli Abruzzi, ad est : ospedale del Ponte 1308-1310; Porta di Cancello, ad ovest: ospizio ospedale di S. Giacomo tenuto dai Templari, ovvero dagli Ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, e in seguito dall’ordine gerosolimitano di S. Giovanni Battista, 1206-1304; una infermeria, inoltre, fu attrezzata nel Monastero di S. Domenico, 1337, edificato sui resti della casa Natale di M.T. Cicerone.

La storia urbanistica della città oltre al già citato ospizio degli ospedalieri di S. Giovanni Battista ci conduce ad esaminare l’ospedale dei Confratelli di S. Spirito e soprattutto quello di S. Antonio Abate ovvero della Confraternita della SS. Trinità, promotrice delle attuali strutture sanitarie a servizio di un vasto comprensorio.

Per merito dell’illustre sorano Cesare Baronio (1538-1607) si hanno nella storia le prime notizie di un ospedale dipendente dal Santo Spirito in Saxia di Roma. Da alcune sue lettere del 1561, risulta che le rendite possedute dalla Commenda del Priorato di Santo Spirito di Sora a lui affidata dal precettore generale dell’opera ospedaliera, Bernardino Cirillo, a seguito della morte del vescovo sorano Eliseo Tedino, fossero spese per provvedere alla “riparazione” della locale Casa di Cura.

È indubitabile che l’Ospedale di Sora, in quell’epoca, sia già presente, tanto da richiedere importanti riparazioni.

Le notizie storiche rilevano nel XIV secolo una istituzione ospedaliera nel centro di Sora dove si ritrovava la “Chiesuola” di S. Spirito ed un casamento. Era un piccolo complesso ospedaliero con dodici posti-letto per i « romei », cioè per dare ospitalità ai pellegrini che si recavano in visita alle Basiliche di Roma, dipendente fin dalle origini dall’omonimo Arci ospedale di Roma.

Una importante struttura di assistenza sanitaria per la città forse andata in disuso, perché nelle istruzioni che accompagnano la procura fatta da Monsignor Grillo al padre del Baronio, vengono date direttive precise: ”si cominciasse ad edificare l’Ospedale, tenendo in mente che le entrate della Commenda di S. Spirito dovevano spendersi per questa istituzione”.

Il fatto era poco chiaro e nasceva dall’equivoco fra costruzione e ricostruzione, giacché non si conosceva la presenza della pia istituzione. Sembra che all’inizio il Baronio pensasse ad un nuovo ospedale da erigere vicino alla porta di Corte, dove venivano alla luce delle pietre grandi e lavorate. È accertato comunque che il Baronio con la collaborazione dei genitori restaurò e riapri l’esistente ospedale all’accoglienza ed assistenza dei malati della città, anche se per alcuni decenni.

Nel ricordo di questo grande amore misericordioso si recupera, su antiche preesistenze, il maestoso edificio, indicato negli atti come il Palazzo del Baronio, che è nella storia della città imperiale estesasi dopo la pace di Augusto al di là del Liri, a margine della strada principale della regione Sorana (decumano della centuriazione).

Un’area indicata dal Cardinale per assistere chi soffriva nella possibilità di costruire un nuovo ospedale riutilizzando i grandi massi che fuoriuscivano dal suolo in Via Porta della Curia, l’attuale via Dante Alighieri.

Una iniziativa per istituire nei vetusti locali dell’ospedale di S. Spirito, Priorato di Sora, una Scuola dei Gesuiti, per assecondare la volontà di Giacomo Boncompagni (Jacopo) da parte della moglie Costanza Sforza dei Conti di Santa Flora, finalizzata a forgiare le menti della gioventù dell’esteso ducato.

Nell’edificare il Collegio dei Gesuiti, i Duchi di SORA sentirono la necessità, per qualificare l’architettura dell’abitato, di trasferire le Carceri, situate all’interno della città,   sui ruderi di un imponente edificio imperiale a lato di quella Via.

In questo processo di ammodernamento della città ducale da parte dei Boncompagni continua ad esercitare la sua missione ed ebbe vita sempre rigogliosa e tale da acquistare meritatamente buon nome fra le opere d’assistenza, solo “l’Hospital Sancti Antonii Civitatis Sorane ”.

La bolla d’indulgenza del 1 gennaio 1357 riferisce che la pia istituzione fu fondata “ a lode ed onore di N.S. Gesù Cristo, della B.V. Maria, di S. Antonio e di Tutti i Santi”. Dobbiamo rilevare

che “lo scopo precipuo della pia opera era quello di accogliere ed assistere i poveri e con particolare cura gli infermi e quando   morivano dare loro sul posto cristiana sepoltura”.

Per oltre due secoli non si rilevano notizie sulla pia istituzione e neanche sull’ordine religioso che lo dirigeva. Dalla seconda metà del sec. XVI l’ospedale e fino al XX secolo fu gestito dalla confraternita della SS. Trinità, salvo il decennio francese quando era stato affidato a laici.

L’ex senodochio di S. Antonio Abate con regio decreto del 19 febbraio 1871 assunse la denominazione definitiva di “ Ospedale Civile della SS. Trinità di Sora”.

L’ospedale, eppure, visse la sua importante missione in maniera molto precaria, in un edifico privato situato al principio di Via Volsci, dove era sempre stato pur nella continua trasformazione dell’abitato : “Era una comune casa d’abitazione che serviva da cantina, granaio, deposito di derrate agricole che in più aveva qualche camera per il ricovero degli infermi e dei pellegrini. Lo stabile fu ampliato e riparato nel 1585, ma non mancava anno in cui non si rendessero necessarie delle opere di risanamento, dovute non tanto dall’uso, quanto piuttosto dalla cattiva e trascurata esecuzione dei lavori”.

Nel continuo processo di sviluppo della città, a cavallo tra il XIX ed il XX secolo il desiderio del Baronio fu esaudito da un altro grande sorano il Prof. On. Vincenzo Simoncelli, adoperandosi a far edificare sulla Regia Strada dei Borboni, sul sito di fronte alla “Casa di Detenzione”, il primo vero Civico Ospedale nel distretto di Sora.  

La natura avversa (I terremoti d’Italia, Baratta V.), ha obbligato il popolo sorano a ricostruire la loro città per ben quattro volte negli ultimi mille anni.

E la mattina del 13 gennaio del 1915, una violenta onda sismica distrugge il nosocomio, intitolato all’insigne Cardinale e numerosi fabbricati dell’antico abitato a margine del fiume. Nella ricostruzione, l’Ospedale fu riedificato in prossimità della Via Porta della Curia, nelle vicinanze dell’antica Chiesa di S. Giuliano e dei luoghi indicati dal Baronio e descritti da padre Francesco nelle “Memorie istoriche massimamente sacre della città di Sora” (Roma 1727), per narrare le sofferenze del popolo dopo il disastroso terremoto del 1654, che distrusse la città procurando 400 vittime.

Le Carceri si trasformarono, in era del ventennio fascista, nel Palazzo degli Uffici ovvero nell’Istituto Tecnico C. Baronio; invece. al posto dell’Ospedale crollato, sorse la sede propria della Banca d’Italia (ora Unicredit), istituita nella Sora sottoprefettura di un ampio distretto e sistemata in modo precario, dopo l’unificazione della penisola, nell’ala sud del Palazzo dei Tronconi in Piazza Garibaldi, già Cerere.

La riedificazione del nosocomio, nella sede attuale del Distretto C ASL FR ,tra il viale Regina Elena e via Piemonte avvenne nel 1926 per il particolare interessamento del Ministro dei Lavori Pubblici dell’epoca, Giovanni Giurati, al quale l’Ospedale di Sora fu intitolato per circa diciotto anni. Un notevole contributo (400.000 lire) fu inviato per la ricostruzione dal Comitato Piemontese, costituitosi nel 1915 per portare soccorso ai centri colpiti dal terremoto. Una lapide di marmo, murata nel corridoio del reparto Chirurgia, ricorda il nobile gesto del Comitato Piemontese. In quegli anni della rinascita l’Ospedale di Sora fu diretto con passione e dinamismo dal prof. Paolo Zeri, il quale riuscì ad ottenere la costruzione di nuovi padiglioni, e a portare in breve tempo i posti letto da 60 a 130. Il 31 agosto 1939 fu approvato con R.D. il nuovo statuto, per cui l’Ospedale fu decentrato dall’ECA (che aveva assorbito la Congregazione di Carità) e venne istituita una Amministrazione autonoma.

Nello stesso anno l’Ospedale venne dichiarato di terza categoria.

Negli anni 1943 e 1944 ebbe le funzioni di un vero e proprio Ospedale di guerra, essendo rimasto l’unico funzionante nelle immediate retrovie del fronte di Cassino. Per le distruzioni dovute ai bombardamenti aerei, nel 1944 l’Ospedale trovò ospitalità nei locali del Convento dei Padri Passionisti, e poté proseguire la sua opera assistenziale a favore dei malati e dei feriti civili, che provenivano dalle zone del fronte.

L’opera di ricostruzione nel dopoguerra, nella quale si prodigarono, nell’ordine, i presidenti notaio Francesco Savona, cav. Vincenzo Annonj, dott. Vincenzo Della Monica, portò al riconoscimento, nel 1955, di Ospedale di seconda categoria.

Un’incessante opera di potenziamento fu intrapresa nel 1956 dal comm. Ignazio Vincenzo Senese, nominato Commissario straordinario: furono edificati nuovi locali e furono acquistate numerose apparecchiature tecnico-sanitarie per adeguare tutti i servizi alle esigenze della moderna terapia.

L’opera di Senese fu continuata nel 1961 dal presidente comm. Giuseppe Tomassi.

Antonio Conte (già dirigente del Comune di Sora)
Walter Bartolomucci (già tecnico dell’USI/FR7)
Lorenzo Lucarelli (già tecnico dell’Ufficio della D.L. e libero professionista)

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