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CRONACA

Nuovo straordinario ed emozionante resoconto di Giorgio Lucarelli dal Nord America [FOTO]

Redazione Sora24
Redazione

Riceviamo e pubblichiamo uno straordinario ed emozionante resoconto della tappa più complicata del nuovo ciclo-viaggio di Giorgio Lucarelli nelle sconfinate terre del Nord America.

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È andata! Sì, ce l’ho fatta!!! Ho Raggiunto Inuvik (Territori Nord-Ovest), esattamente una settimana fa. Purtroppo, causa la connessione lentissima, sono stato molto telegrafico, informando tutti voi che stavo bene. Ho raggiunto una meta, da me molto desiderata, che tre anni fa ho dovuto rinunciare a visitare per la presenza di molti orsi e anche per la pioggia che cadeva ininterrotta da cinque giorni. Sarei stato un pazzo ad affrontare un ciclo-viaggio molto difficile: oggi vi confermo che non è stata una passeggiata.

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Tornando al mio arrivo a Inuvik, ero felice, ma non felicissimo! Perché? Sono stati sette giorni molto duri e faticosi. In certi momenti pedalare era di una immane fatica, tale da fermarmi tante volte per ricaricare soprattutto energie nervose. Al terzo giorno di viaggio è iniziato un fastidioso dolore al ginocchio sinistro, subito bloccato con antinfiammatori. Per farvi capire la durezza del percorso, la strada è sterrata ed il carico più sulla mia bici superiore al normale.

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Un dislivello di quasi 7200 metri, la “tappa” più lunga di 177 km in 17 ore e 27 minuti! Non c’è alcuna possibilità, se non dopo 400 km (Eagle Plains), di farsi una doccia. Non c’è alcuna possibilità di fare rifornimenti e le migliaia di calorie che consumavo non venivano assolutamente reintegrate. Io ho bisogno di carne, ho bisogno di proteine per i miei muscoli che devono muovere un carico sulla bici di 50/55 kg. Ho subito due volte crisi di fame, ma fortunatamente avevo fatto scorta a Dawson City di molti prodotti in scatola.

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Due volte ho iniziato a pedalare a mezzanotte, una sola volta ho dormito fino alle ore 5,30. A quell’ora, faceva freddo (-2/3 gradi). Dormivo quasi sempre da solo nei Campground, all’interno della mia tenda. Tutto questo per contrastare il vento, che di notte non soffia o se soffia è impercettibile. Tantissima è stata la polvere che ho dovuto respirare ed “assaggiare” al passaggio dei Tir. Quindi tornando alle mie sensazioni in quel di Inuvik, capite perché ero preoccupato, seppur felice.

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C’erano altri 750 km da coprire, per tornare a Dawson City… Vi chiederete, cosa hai fatto? Come è andata? Bene, cioè male, perché purtroppo al ritorno si è aggiunta la pioggia! Che mi ha creato altri problemi oltre a quelli già esistenti. Martedì 14 Luglio, sul mio diario c’è solo scritto: IMMANE FATICA, QUALCUNO MI HA AIUTATO!!! È stato il giorno in cui stavo per mollare! Sì, mi arrendevo alle forza della natura, in quel preciso momento mi sono sentito impotente, debole, vulnerabile, insicuro. La tappa di avvicinamento a Engineer Creek si stava trasformando in un incubo per il sottoscritto, ho pensato di fermarmi e aspettare che passasse qualche auto o furgonato.

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Tante volte ho alzato la testa verso il cielo e non per osservare le nuvole, cercavo qualcuno che lassù mi aiuta sempre, pensavo al mio papà, pensavo al mio caro zio Omero, pensavo molto a loro. Il grosso problema era rappresentato dal fatto che sulla Dempster non c’è molto traffico, quindi ho proseguito molto lentamente. Nel frattempo continuava a piovere e la strada peggiorava sempre di più.

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La mia bici scivolava in mezzo al fango che aumentava, intanto continuavo ad avanzare a piccole pedalate. Poi il mio pensiero è andato a tanti altri momenti in cui sono stato molto in difficoltà. Questo pensiero si è “impadronito” di me ed è diventato un tarlo nel mio cervello. Mi dicevo: “ne sono sempre uscito e ne uscirò anche ora!”. Il problema non era fisico, era dovuto ad un forte evento naturale che doveva prima o poi finire, terminare. Questa positività di riemergere è stata fondamentale, decisiva, ha fatto la differenza. Mi sono sentito di nuovo padrone delle mie azioni, ho riacquistato una tale fiducia nei miei mezzi e piano piano ho continuato, raggiungendo Engineer Creek alle 22,00 dopo che avevo iniziato a pedalate alle ore 4,30 del mattino.

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Questa è una delle tante situazioni che mi sono capitate sulla Dempster. Aggiungo, quando si superano questi momenti di criticità estrema, allora capisci che non ti fermi e non ti fermerai più! Questa strada mi ha regalato comunque panorami, paesaggi, silenzi, contemplazione… Questa strada mi ha omaggiato con la sua infinita flora e fauna. Foreste che non ti lasciano vedere l’orizzonte, profumi intensi. L’esclusività del Sole di Mezzanotte, situazioni che alle nostre latitudini non esistono. Strane sensazione nell’avere sempre la luce, dimentichi persino di dormire!

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Gli straordinari incontri con la fauna di questi Territori… I tanti Amici Orsi incontrati, osservati… Sì, mi sedevo e li filmavo e poi chiudevo la telecamera e continuavo ad osservarli in silenzio a non disturbare quel loro momento… Ho fatto l’incontro di mattino presto con un solitario, bellessimo Lupo dalla coltre grigia. Ci siamo fermati in mezzo alla strada, guardandoci per qualche secondo, per poi vederlo scomparire in mezzo alla foresta…

INUVIK

Le Alci, enormi, dal passo elegante, le vedevo correre sempre con la loro testa alta… Rapaci, tanti rapaci che si alzavano in volo al mio passaggio… Non per ultimo, il simbolo di questo fiero popolo, nativo dei Territori del Nord del Canada, il Caribù, animale Sacro ai loro occhi… Un viaggio è fatto, è costruito intorno a delle motivazioni..- Il mio ciclo-viaggio è spinto da una grande motivazione, conoscere tutto quello che c’è da conoscere intorno a me, al mondo che mi circonda. Confrontarmi con altre culture, con altri usi, con altri costumi… “Chi nasce, vive e muore nella propria piazza, si ostina a ritenere la propria piazza il mondo intero…” Domani per me è un altro giorno, domani per me c’è l’ingresso in una terra che amo, l’Alaska…

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