Si è svolta lo scorso 19 dicembre, nella sala consiliare della Provincia di Frosinone, la seduta straordinaria pubblica del Consiglio provinciale, convocato dal presidente dell’Assise, Sergio Cippitelli, e al quale ha partecipato il direttore generale della Asl facente funzioni, Mauro Vicano. Quest’ultimo ha illustrato nel dettaglio l’incidenza del decreto Bondi sulla sanità della provincia di Frosinone, confermando la salvezza dei reparti di Ostetricia e Pediatria del SS. Trinità di Sora ma, contestualmente, il taglio della stessa unità al San Benedetto di Alatri, oltre alla difficile situazione dell’ospedale civile di Anagni. Nel corso della seduta è, comunque, emersa la contrarietà da parte del consesso alla macro-area in cui è stata inglobata la provincia di Frosinone, con proposte anche di “secessione”, almeno per quanto concerne la materia sanitaria. Il Consiglio, e in particolare il presidente Cippitelli, hanno ringraziato il direttore Vicano per aver preso parte ai lavori consiliari e per l’importante opera di mediazione attuata con il commissario Enrico Bondi a difesa degli ospedali della provincia.
“Nel ringraziare l’amico e direttore Asl, Mauro Vicano, – ha detto Cippitelli – per il suo intervento ai lavori del Consiglio provinciale del 19 dicembre scorso, voglio sottolineare come la linea unitaria, emersa nel corso della seduta, veda l’intero consesso civico unito in un fronte comune sulla necessità incontrovertibile di garantire il diritto alla salute, che è tra i principi fondamentali della nostra Costituzione all’articolo 32. Accogliamo, quindi, con sollievo la conservazione dei reparti del nosocomio sorano ma, allo stesso tempo, dobbiamo batterci affinché il nostro territorio non venga ulteriormente depauperato dei servizi e delle professionalità già eccessivamente colpite da tagli senza logica né razionalità. Come ho già ribadito in precedenza, quello che dobbiamo pretendere non si limita alla salvaguardia dell’offerta sanitaria già esistente, bensì un ampliamento e miglioramento di strutture e servizi che possano soddisfare la richiesta di un bacino di utenza come quello del nostro territorio, troppo spesso costretto a rivolgersi ad “emigrare” per ricevere cure e assistenza. Se non perseguiremo questo obiettivo, – conclude Cippitelli – il risultato sarà catastrofico non solo dal punto di vista occupazionale ed economico, ma pure in termini di mobilità passiva e di conservazione dell’identità di un popolo al quale sarà negato anche il diritto di nascere nella propria terra. Un affronto drammatico che, prima di tutto noi amministratori, non possiamo e non dobbiamo in alcun modo permettere”